Alla base dei sintomi dell’ADHD vi sono delle anomalie strutturali cerebrali. Sebbene il cervello dei soggetti con ADHD si sviluppi secondo le stesse vie dei soggetti normali, alcune strutture rimangono di dimensioni ridotte. In particolare, nei bambini, sono più piccoli la corteccia frontale, il cingolato anteriore, i gangli basali e il cervelletto. Negli adulti invece è stato trovato un ridotto volume della corteccia cingolata anteriore, di quella orbitofrontale, frontale inferiore, prefrontale dorsolaterale, temporoparietale, cerebellare e occipitale.
Sul piano cognitivo, si osserva un’inibizione comportamentale che si accompagna a compromissione della memoria di lavoro e della flessibilità cognitiva, dell’autoregolazione, e di alterazioni della formulazione del discorso, oltre che a problemi di elaborazione della motivazione e della ricompensa. I bambini con ADHD hanno risposte più lente ai test, il che suggerisce la presenza di un problema di controllo delle funzioni esecutive, cioè di tutti i processi cognitivi (attenzione, inibizione della risposta, monitoraggio dell’azione, memoria di lavoro, flessibilità cognitiva, risoluzione dei problemi, e pianificazione) necessari per il controllo del comportamento, che si sviluppano durante la crescita. Anche la preparazione in vista di un evento imminente e l’anticipazione della ricompensa sono alterate nell’ADHD.
In generale, è stato dimostrato che nell’ADHD non esiste una singola disfunzione, ma piuttosto un deficit nell’integrazione dell’informazione in numerose aree cerebrali: sembrano essere coinvolti non solo il network fronto-striatale, ma anche quello fronto-parieto-temporale, fronto-cerebellare e fronto-limbico. I ricercatori hanno trovato anche che nei soggetti con ADHD vi erano anomalie dell’attività elettroencefalografica nel cervello in stato di riposo (Default-Mode-Network, DMN).
Le prime ricerche si sono focalizzate sulle disfunzioni della corteccia prefrontale e del circuito fronto-striatale che include la corteccia orbitofrontale, corteccia prefrontale dorsolaterale, e corteccia del cingolato anteriore.
Quest’ultima modula il sistema nervoso periferico e il locus coeruleus, entrambi sostenuti da sistemi noradrenergici. La corteccia del cingolato anteriore è attivata da stimoli (nuovi o salienti) che attivano un circuito che modula processi cognitivi e emotivi. Regolando rapidamente il livello noradrenergico dei due sistemi (periferico e del locus coeruleus), la corteccia del cingolato anteriore mette in grado l’organismo di ottimizzare l’attenzione e compiere comportamenti complessi, mentre regola l’attenzione selettiva e il monitoraggio dei conflitti attentivi. Inoltre è responsabile della modulazione delle reti esecutive della corteccia prefrontale che integrano gli stimoli in entrata dall’ambiente esterno ed interno al fine di massimizzare i processi di adattamento alle situazioni.
La corteccia prefrontale regola in senso top-down (cerebro-limbico) l’attenzione e l’inibizione comportamentale attraverso connessioni posteriori corticali e sottocorticali. La corteccia orbitofrontale è coinvolta invece nell’impulsività e nei processi decisionali. La funzione della corteccia prefrontale dorsolaterale è di sostenere l’attenzione, risolvere problemi e organizzare l’informazione, ma è anche coinvolta nella memoria di lavoro e nello svolgimento di compiti.
In generale, quindi, le strutture della corteccia prefrontale agiscono in concerto e comunicano con le strutture sottocorticali come i gangli basali e il cervelletto al fine di ottimizzare l’attenzione e le funzioni esecutive.
I mediatori chimici delle comunicazioni tra corteccia prefrontale e altre strutture cerebrali sono la dopamina e la noradrenalina, che funzionano in modo ottimale solo se sono presenti entro un certo range di concentrazione.
Nei soggetti con ADHD le ridotte connessioni tra queste aree del cervello possono essere la base della compromissione nel definire gli obiettivi, nell’organizzazione e nella pianificazione.
Studi che utilizzavano la Risonanza Magnetica Funzionale hanno portato ad una mappatura della correlazione tra sintomi e disfunzioni cerebrali nell’ADHD; si è rilevata infatti una ipoattività nella corteccia prefrontale, nelle aree parietali superiori, nel nucleo caudato e nel talamo, che è alla base della ridotta attenzione e inibizione della risposta tipica dei soggetti con ADHD. È interessante notare che queste alterazioni dei reperti di Risonanza Magnetica Funzionale si normalizzano con il trattamento.
Fonti:
Albrecht e coll. : Pathophysiology of ADHD and associated problems-starting points for NF interventions? Frontiers in Human Neuroscience 2015 (9). doi:10.3389/fnhum.2015.00359
Modesto-Lowe V e coll.: Does mindfulness meditation improve attention in attention deficit hyperactivity disorder? World J Psychiatry 2015; 5(4): 397-403. doi:105498/wlp.v5.i4.397
scritto da Alessandra Benedetti