La depressione colpisce circa il 10% degli individui almeno una volta durante la vita: 350 milioni di persone ne stanno soffrendo in questo momento. I costi della depressione in termini di spesa sanitaria, perdita di giorni lavorativi, disabilità, sono altissimi in tutto il mondo. Per questo la ricerca si dedica da tempo allo studio di strategie terapeutiche efficaci sia nel breve che nel lungo termine.
La terapia farmacologica della fase acuta si è dimostrata efficace in gran parte dei casi: farmaci inibitori del reuptake della serotonina o di serotonina-noradrenalina, ma anche farmaci più vecchi come i triciclici e gli inibitori delle monoaminossidasi. Anche la psicoterapia si è mostrata efficace, in particolare quella cognitivo-comportamentale.
Nonostante questo, tuttavia, in un’alta percentuale di casi (50-85%) la depressione si presenta più volte nella vita con numerose di ricadute. Si ipotizza che questo fenomeno sia dovuto ad un processo di sensibilizzazione, cioè che ad ogni ulteriore episodio depressivo l’individuo si sensibilizzi agli effetti di eventi stressanti di sempre minore intensità. Alla base di questo processo potrebbe esserci un meccanismo epigenetico, cioè di quell’insieme di modificazioni chimiche di origine ambientale che alterano la regolazione dell’espressione genica.
Il valore mediano del tempo di latenza di una ricaduta depressiva è di 40 mesi se il paziente continua la terapia, e di 12 mesi se la sospende dopo la remissione dalla fase acuta.
Sulla base di queste osservazioni, nella pratica clinica, e nelle le linee guida di trattamento più recenti, si prosegue la terapia per almeno 6-12 mesi dopo la remissione dall’episodio depressivo acuto, più a lungo se il soggetto ha già avuto ricadute in passato.
La ricerca si è occupata da sempre di indagare i motivi e le strategie volte a ridurre la tendenza alle ricadute, che aumentano la quota di sofferenza individuale, di fallimenti lavorativi e familiari, e di costi sociali importanti. Sono stati fatti studi importanti su migliaia di pazienti che hanno portato a stabilire che il trattamento con antidepressivi è efficace, in misura superiore al placebo, nel prevenire le ricadute. Non sono rilevanti le differenze tra i vari tipi di antidepressivi.
Anche le terapie psicologiche sono state studiate: in particolare la psicoterapia cognitivo-comportamentale, sia da sola che combinata con la farmacoterapia, è ritenuta di notevole efficacia. Un tipo di strategia terapeutica chiamata sequenziale, in cui la farmacoterapia è utilizzata nella fase acuta e poi viene sostituita dalla psicoterapia, si è rivelata in grado di ridurre il rischio di ricadute in misura superiore al trattamento clinico ordinario con i soli antidepressivi.
Scritto da Alessandra Benedetti
Fonti
Kuyken e coll. Effectiveness and cost-effectiveness of mindfulness-based cognitive therapy compared with mainteinance antidepressant treatment in the prevention of depressive relapse or recurrence (PREVENT): a randomized controlled trial. Lancet. 2015; 386:63-73
Sim e coll. Prevention of Relapse and Recurrence in Adults with Major Depressive Disorder: Systematic Review and Meta-Analyses of Controlled Trials. Int J Neuropsychopharmacology. 2015, 1–13 doi:10.1093/ijnp/pyv076
Guidi e coll. The Sequential Integration of Pharmacotherapy and Psychotherapy in the Treatment of Major Depressive Disorder: A Meta-Analysis of the Sequential Model and a Critical Review of the Literature. Am J Psychiatry. 2016 Feb 1;173(2):128-37. doi: 10.1176/appi.ajp. 2015.15040476. Epub 2015 Oct 20.
Post RM. Epigenetic basis of sensitization to stress, affective episodes, and stimulants: implications for illness progression and prevention. Bipolar Disord. 2016 Jun;18(4):315-24. doi: 10.1111/bdi.12401.