Rilassamento e meccanismi molecolari dei suoi effetti

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Il rilassamento è lo stato fisiologico opposto a quello della reazione da stress (anche detta reazione di attacco o fuga), che si ottiene attraverso varie pratiche dirette a ridurre lo stress e aumentare il benessere (i cosiddetti “mind-body intervention”: meditazione di consapevolezza, meditazione trascendentale, Yoga, Thai Chi, Qi Gong, rilassamento muscolare progressivo, Biofeedback, esercizi di respirazione).

Secondo molti studi, attraverso le pratiche di rilassamento si possono contrastare alcune condizioni quali ipertensione, ansia, insonnia, diabete, artrite reumatoide e invecchiamento. Attraverso il rilassamento, di fatto, si produce una riduzione del consumo di ossigeno, dell’eliminazione di CO2, della pressione e frequenza cardiaca e respiratoria, e una riduzione della risposta noradrenergica, mentre si osservano modificazioni cerebrali corticali e subcorticali.

Cambiamenti psicologici e fisiologici si osservano anche durante una singola sessione di pratica di rilassamento. In questo caso, i cambiamenti sono immediati: transitori nei soggetti senza una pratica costante, più duraturi in coloro che praticano da lungo tempo.

I meccanismi molecolari alla base degli effetti del rilassamento sono ancora in fase di studio.

Bashin e colleghi riportano che la pratica del rilassamento promuove risposte adattive cellulari e sistemiche attraverso vie multiple che coinvolgono i mitocondri (organelli interni alle cellule importanti nella produzione dell’energia usata dalla cellula stessa). Il rilassamento promuove la cosiddetta “resilienza mitocondriale o capacità di riserva mitocondriale”, con effetti positivi sia sulla cellula (“resilienza cellulare”) che sull’organismo nel suo insieme e quindi sulla salute. In molti disturbi legati allo stress, le nostre cellule vanno incontro ad un grave stress ossidativo, dovuto ad un aumento delle richieste metaboliche cellulari, e quindi ad una perdita della capacità di riserva mitocondriale e ad una riduzione della resilienza mitocondriale, fattori importanti nell’aumento della vulnerabilità alle malattie. Naturalmente, la vulnerabilità allo stress e alle malattie ad esso correlate dipende da varibili quali il corredo genetico, le interazioni epigenetiche con le circostanze micro e macro-ambientali, cosicchè differenti mitocondri avranno capacità differenti di fronteggiare gli effetti patogeni dello stress ossidativo.

La ricerca di Bashin e colleghi che qui illustriamo dimostra che il rilassamento produce, nei soggetti che praticano le tecniche citate, variazioni durature dell’espressione dei geni di segno opposto a quelle prodotte dallo stress. Attraverso varie tecniche di laboratorio e statistiche, gli Autori dimostrano che il rilassamento aumenta l’attività di alcuni geni e diminuisce l’attività di altri. Come già detto, variazioni temporanee dell’espressione dei geni si osservano anche subito dopo singole sessioni di pratica, e sono più intense e durature nei praticanti di lunga data, nei quali inoltre si modificano “pacchetti” di geni diversi da quelli che si modificano nei praticanti di breve durata.

In particolare, gli Autori hanno dimostrato che anche dopo una singola pratica di rilassamento c’è una attivazione dei geni che producono l’enzima “ATP sintetasi” presente dentro i mitocondri , fondamentale nella regolazione la produzione di adenosina trifosfato (ATP), coinvolta nella produzione di energia cellulare. Quando c’è un’alterazione della ATP sintetasi, compare stress ossidativo e compromissione della secrezione di insulina da parte delle cellule beta del pancreas che producono insulina. In tal modo il rilassamento può incrementare la produzione e l’utilizzo dell’energia mitocondriale, e può funzionare da bilanciamento contro l’eccesso di attivazione cellulare che porta a dispendio dell’energia mitocondriale e produzione eccessiva di ossigeno reattivo.

Secondo questo studio, il rilassamento produce una riduzione dell’attività di geni legati alla regolazione della risposta infiammatoria (fattori di trascrizione pro-infiammatori: NF-kB e RELA, TNFR2, IL7 e TCR). Lo stress psicosociale può portare a stress ossidativo mitocondriale cronico, insulino-resistenza e morte cellulare, anche attraverso l’attivazione del NF-kB, che può contribuire a produrre la “sindrome metabolica” (ipertensione, obesità, insulino resistenza, diabete mellito e iperlipidemia).

Un altro risultato emerso in questo studio è che una pratica di lunga data di rilassamento favorisce la “stabilità genomica” attraverso una modulazione dei telomeri (sequenze non codificanti di genoma poste alla fine dei cromosomi con funzione protettiva), il cui accorciamento può contribuire alla morte cellulare per compromissione dei mitocondri. Un accorciamento dei telomeri è stato osservato dopo uno stress psicologico, mentre, in soggetti che meditavano giornalmente per 30 giorni si è osservato un aumento dell’attività telomerasica delle cellule immuni.

La ricerca ha mostrato inoltre che il rilassamento ha effetti positivi sulle vie metaboliche coinvolte nella risposta immune (IL6, IL10, CCR3, presentazione e processamento dell’antigene, TCR), nell’apoptosi, cioè la morte cellulare programmata (Apoptosi, Ceramide, PML) e risposta allo stress (esempio: via dello stress, MTOR, cioè “mammalian target of rapamycin”, un enzima che regola la crescita, la proliferazione, la motilità e la sopravvivenza delle cellule, la sintesi proteica e la trascrizione genicala cui inibizione farmacologica è risultata essere un potente mezzo per sopprimere la crescita di molti tipi di tumori).

Bhasin MK, Dusek JA, Chang B-H, Joseph MG, Denninger JW, Fricchione GL, Benson H, Libermann TA: Relaxation response induces temporal trascriptome changes in energy metabolism, insulin secretion and inflammatory pathways. PLoS One. 2013 May 1;8(5):e62817. doi: 10.1371/journal.pone.0062817.

scritto da Alessandra Benedetti